Spirava il libeccio
sui viottoli impervi
che sanno di letame;
e i passi risuonavano
sui ciottoli informi.
Ripenso a mio padre
sul ciglio d'una strada
con le mani ruvide e scarne
che sudano miseria
per un pugno di mosche
nell'arida terra di Sicilia;
ove i marosi
rovesciano sulla sabbia
il loro livore con fragore.
Il tempo, inesorabile,
non lascia spazio
ad altra sorte,
forse in quest'ora d'arsura
vengono meno gli stimoli,
e la miseria ti attanaglia,
ti tormenta.
Un'ombra copre l'amarezza
che si scioglie nell'assuefazione
d'una vita grama.
Anche stasera a cena
ci attende un frugale pasto:
solo pane e fichi d'india.
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