Ti scruta e ti sorride Antennamare,
mentre supina nell'opprimente calura
osservi attraverso un velo di foschia
pigri gabbiani sullo Jonio,
(quel mare che mi vide fuggire).
Splendida Zancle, ora risorta
da laceranti e antiche ferite.
Ogni giorno mi prendi
e mi riporti sull'aspra via
quando adolescente ti voltai le spalle
ricco di speranza e con le scarpe rotte.
Sempre mi fu compagno
il tuo sembiante
nell'esilio coatto,
e gli aromi di zagare e limoni,
a volte inspiravo inconsapevolmente
fin nelle più recondite fibre,
quando, sciogliendosi l'esile oblio
ti sento, amata, nelle risonanze aeree,
laddove s'invola l'anima mia:
verso lontani spazi
di dolcezze e gravi silenzi,
e in cuor mio si spoglia
la confusa angoscia
e si tramuta in spasmodica
ansia di udire la tua voce:
dolce come carezza solare,
ed in quest'attimo le stelle
non sono mai così tanto a me vicine.
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